martedì 29 marzo 2022

Previsioni Mercati Settimana 28 marzo-->1 aprile


Ukraina: è de-escalation (forse)

La notizia ufficiale riportata dalle agenzie russe Interfax e TASS è che il Ministero della Difesa russo si è impegnato a ridurre "radicalmente" l'attività militare nei pressi di Kiev e Chernigiv, mentre da parte ukraina, Bloomberg riporta che il Paese sta cercando garanzie internazionali di sicurezza per il proprio territorio, ad esclusione del Dombass occupato. Quindi si prevede che dati gli ultimi sviluppi si potrà procedere presto ad un incontro Putin - Zelensky.

Ma il Segretario di Stato americano Blinken non è dello stesso sentiment, infatti ha minimizzato l'ottimismo dei negoziati, dicendo di non aver visto impegni di reale serietà da parte di Mosca, prima che la stessa Interfax riferisse, citando il principale negoziatore russo Medinsky, che la de-esclation non sta a significare necessariamente un "cessate il fuoco" imminente.

Ma poco importa, tanto è bastato (cioè poco e niente) per vedere i future azionari spingere verso l'alto e i prezzi del petrolio crollare, col WTI tornato sotto i 100$ seppur ampiamente sopra i 90$ quotati prima dell'intervento russo. L'oro, dal canto suo, ha alzato bandiera bianca scendendo fino a 1890$ l'oncia, ai minimi del pre-intervento. Anche l'obbligazionario è stato modestamente venduto mentre la curva si appiattisce ulteriormente.

La dedollarizzazione può attendere 

Nel frattempo che i negoziati vanno avanti, la Russia sta premendo sull'acceleratore per passare il pagamento delle forniture di gas all'Europa da €uro in rubli, entro giovedì prossimo, aggiungendo che non sono previste esportazioni gratuite. A stretto giro la risposta dell'Unione Europea che non è disposta assolutamente a pagare il gas con la divisa russa.

A questo punto, chi dei due cederà? Gli operatori del mercato Forex pensano che alla fine Mosca avà la meglio e stanno comprando RUB contro EUR. La coppia dal suo massimo a 145 è scesa oggi fino a 92.62 ma la partita non sembrerebbe così scontata.

Gli accordi vanno avanti anche su altri fronti, come quello indiano, dove sembra che i due Paesi stiano per decidere di non utilizzare il rublo per i loro scambi, ma solo la rupia agganciata al dollaro e depositata su un conto bancario in India.

Praticamente il funzionamento è il seguente: quando l'India importerà merci dalla Russia l'equivalente del valore in dollari sarà depositato in rupie in un conto bancario indiano, viceversa quando sarà la Russia ad importare merci dall'India i fornitori indiani saranno pagati dai fondi presenti in quel conto. 

Insomma, la classica cassa di compensazione, onde evitare le ripercussioni di un rublo troppo volatile dopo le sanzioni ma al contempo riuscire ad aggirare quest'ultime. Nel complesso, la dedollarizzazione può attendere acclarato che le materie prime saranno ancora prezzate in dollari USA, come succede anche col petrolio saudita venduto alla Cina e pagato in renmimbi, per questo la Russia continua ad accumulare riserve in USD e EUR dall'esportazione di energia.

Negli USA scarseggia l'oro nero

Gli Stati Uniti sono alle prese con il caro-energia e si stanno vagliando varie proposte per mitigare gli alti prezzi alla pompa tra cui quella di accreditare 100$ al mese ad ogni cittadino americano. Da dove arriveranno questi 100$? Beh, ormai dovreste esserci abituati : la Fed stampa, il Tesoro accredita. 

E' vero, in tutto ciò c'è un piccolo problema chiamato "inflazione galoppante" ma sembrerebbe che sia la strategia del governo combattere l'inflazione al 7.9% creando ulteriore inflazione. Il prezzo del petrolio aumenta perchè questo scarseggia e incentivare la spesa dei consumatori  aggraverà ulteriormente il problema non lo risolverà.

L'altra proposta è quella di imporre una tassazione del 50% sull'eccesso dei profitti delle compagnie petrolifere. Anche qui, sottraendo profitti alle compagnie petrolifere che già stanno faticando per reperire petrolio farà sì che queste avranno meno soldi da destinare all'esplorazione di nuovi pozzi coi quali aumentare la fornitura e alcune sospenderanno del tutto lo sviluppo di nuovi giacimenti.

L'hai capito, entrambe le proposte vanno ad aggiungere ulteriore stress al mercato petrolifero, con l'unico risultato di aumentare il prezzo al consumatore finale.

Cosa aspettarci per questa ottava?

Come avevo indicato nell'analisi della scorsa settimana, per le varie ragioni tecniche illustrate, c'era  da aspettarsi ulteriori rimbalzi in queste due ultime ottave del mese di marzo, il quale ha visto anche il ritorno dei titoli-meme, oltre ai tradizionali gamma-squeeze.

Infatti questa mattina sul future DAX abbiamo visto partire gamba 3 weekly con la rottura della congestione che durava dal 17 marzo. Nella seduta di oggi i prezzi hanno raggiunto il primo target Fibo 14822 per poi provare a forzare ulteriormente la mano toccando 14945.

Ripeto quanto già detto una settimana fa: i tori stanno ingigantendo i movimenti su ogni notizia vagamente positiva, vera o falsa, che giunge dal fronte ukraino, ma senza i soldi della Fed non si fa festa, quindi sono le mosse di questa che vanno monitorate.

Ricordiamo come tutta l'area 15100/15800 sia una forte resistenza volumetrica e nello specifico il primo ostacolo alla salita lo troviamo in area 15100/15484 mentre il primo supporto volumetrico è l'area dell'ultima congestione seguita poi dall'area 14080/13700.

Il secondo target Fibo della gamba in corso è 15188 e con la volatilità in essere e gli HFT puntati sulla crisi ukraina non è un obiettivo così remoto, ma c'è anche da tenere presente che il ciclo settimanale andrà in chiusura entro la seduta del 1 aprile e che siamo in attesa della partenza di gamba 4 del ciclo trimestrale.

Quindi longare si ma sapendo cosa si sta facendo.

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Questa previsione è redatta il 29 marzo con i dati disponibili al momento.





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